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Eccoci qui, alla chiusura del Festival dell’Economia nella sua XI Edizione, con un tema che sfiora diversi aspetti della nostra società: I luoghi della crescita. Quest’anno Tito Boeri, direttore del Festival, ha voluto porre l’attenzione sulla dinamica di innovazione socioeconomica legata a quegli ecosistemi che rendono fattibile l’idea imprenditoriale e lo sviluppo del suo core business.

Molti gli ospiti importanti giunti a questo Festival, dai Ministri della sfera politica italiana, agli economisti e professori di tutto il mondo, agli imprenditori illuminati che negli anni della crisi economica sono sopravvissuti e hanno dato un valore aggiunto al nostro Paese quale “oasi di innovazione”. In questa edizione, dopo la partecipazione lo scorso anno di noi Giovani Imprenditori ad Allora Crealo, e per la valenza degli ospiti da noi invitati, siamo stati scelti dal comitato organizzatore del Festival per rappresentare il tema di quest’anno con la Conferenza tenutasi il 4 giugno alle 18 nella bella location del Muse, il Museo delle Scienze di Trento; un luogo ideale nel connubio tra storia, scienza e innovazione.

L’Italia può essere considerata “oasi di innovazione”? Sembra proprio di sì, se pur in ambienti apparentemente dissimili: il borgo umbro nel quale sorge Solomeo di Brunello Cucinelli, produttore di cashmere che ha conquistato le migliori boutique di New York ed il co-working multiculturale di Talent Garden (TAG) di Davide Dattoli nato da Brescia ed ora diffuso in Europa Una conferenza attesa da molti, alla quale anche la stampa locale ha riservato una notevole attenzione, con articoli anche nei giorni che anticipavano il momento e dove, al termine del saluto di rito ed una puntuale riflessione sulla situazione imprenditoriale giovanile odierna esternata dal Presidente del Gruppo Giovani del Terziario Paolo Zanolli, il moderatore designato, Alessandro Papayannidis, giornalista del Corriere del Trentino e della Sera, ha saputo tenere acceso il dibattito fra gli ospiti entusiasmando il pubblico. I nostri ospiti rappresentano la realtà odierna, nel confronto reale tra l’importanza della creazione del prodotto, del “manufatto” – come ama definirlo Cucinelli – italiano, che implica un grande valore riconosciuto in tutto il mondo, quello dell’arte del fare bene, del curare i dettagli con mano, di poter toccare, di voler lasciare un messaggio tangibile alle generazioni future, quello del ritorno ai lavori artigianali e di premiare chi lo sa fare bene.

Davide Dattoli è un imprenditore di appena 25 anni e rappresenta la generazione digital, fatta di social network e connettività; una modernità che crea campo fertile in momenti di crisi come quello vissuto dall’Italia tra il 2008-2010, per l’offerta di servizi innovativi che puntano a condividere spazi e idee per ottimizzare i risultati. Non serve avere una laurea per far valere se stessi, ma una passione forte per quel lavoro. Nulla è impossibile in Talent Garden: solo pochi mesi fa ha ampliato il suo team di collaboratori con ben 35 assunzioni puntando sulle capacità e le esperienze dei candidati. Entrambi, in ogni caso, hanno una caratteristica comune: non arrendersi alla crisi ed al luogo comune, non adattarsi ma riscoprire veramente chi si è, capire la propria vocazione e perseguirla.

Un confronto ricco, di grande profondità, nella filosofia del lavoro di Brunello Cucinelli che deve premiare e ridare dignità all’uomo, con il rispetto per la sua vita sociale e familiare, ridando valore all’interazione viva rispetto a quella virtuale che ci tiene legati alla rete 24 ore su 24. Una nuova visione, invece, quella posta da Davide Dattoli, del luogo di lavoro, fatto di condivisione e connessione continua per produrre meglio in qualsiasi luogo ed a qualsiasi ora, quando si è più creativi, non legati quindi ad un orario di lavoro prefissato.

Un pensiero, quest’ultimo, che si avvicina molto alle nuove generazioni sfiduciate dell’imprenditoria in generale sia in termini di valorizzazione del lavoratore che di crescita all’interno della stessa, sempre più da dinamiche di interazione reale e virtuale in un ambiente di lavoro versatile che liberi le frontiere della creatività.

Francesca Nardelli

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